Sulla prima domanda un’idea chiara non l’ho, ma sulla seconda non possono esserci dubbi
Sarà un salone nautico a creare il mercato oppure è il mercato che da la possibilità di far crescere una manifestazione?
In questi giorni sono alle prese con letture che mi lasciano l’amaro in bocca.
Si, va bene, mi potresti dire di dedicarmi ad altro, ma quando il tuo lavoro ed il tuo mondo sono quello dalla nautica non posso fare finta di nulla.
Attribuire ad un’esposizione Nautica il crollo di un mercato è un cortocircuito di pensieri.
Le manifestazioni da sempre in qualsiasi settore sono la cartina tornasole del mercato in quel determinato paese, non il contrario.
Se poi oltre ai pensieri finiti a massa ( questa non la capiranno tutti) ci si mettono anche i politici e le battaglie di alcuni costruttori contro l’associazione di categoria, allora l’amaro in bocca è più che naturale.
Questa continua lotta, inutile, tra UCINA Confirndustria Nautica e l’associazione Nautica Italiana, non è un bene per nessuno. Non esisteranno vincitori o vinti, ma solo un grande ed unico sconfitto: il mercato interno.
Se la parola mercato non ti rende l’idea, pensa alle tue vacanze al mare ( tu sei il mercato), pensa al porto dove attracchi in cui lavorano 15 padri di famiglia ( loro sono il mercato), pensa a quella barca o gommone che usi ogni fine settimana e nelle vacanze estive, quello è fatto da centinaia di persone che vivono producendo il sogno che ora stai guidando ( loro sono il mercato).
E poi mi tocca leggere certe affermazioni di esponenti politici, che proprio non capisco.
La politica è un’ottima arma per far crescere un settore, ma può essere anche micidiale se usata male, come accadde non molti anni fa.
Mi spiego meglio e ti faccio un piccolo riassunto delle puntate precedenti dei fatti che mi hanno fatto venire l’amaro in bocca e la voglia di scrivere questo articolo.
Alcuni importanti cantieri che producono imbarcazioni e navi da diporto, dopo l’elezione di Carla De Maria a capo di Confindustria Nautica UCINA, hanno deciso di formare una nuova associazione siccome non si vedevano più rappresentati dalla nuova governance.
Questo è un dato di fatto.
Solo conoscendo le motivazioni che stanno dietro a questa scelta, uno può farsi un’idea e un’opinione personale.
Io me la sono fatta e se continui a leggere la scoprirai.
Da allora, è iniziata una battaglia da parte di Nautica Italiana, fatta a suon di presentazioni, comunicati e articoli al fine di ottenere un riconoscimento istituzionale dell’associazione.
Il riconoscimento è necessario per poter accedere ai fondi governativi destinati allo sviluppo del settore che poi normalmente viene reinvestito in promozione e manifestazioni.
Mi perdonaranno i più tecnici della cosa, ma semplifico il tutto siccome ritengo che sia tutto più facile da spiegare.
Quindi prendo in considerazione solo i fatti principali, altrimenti non basterebbe un portolano per raccontare tutti i retroscena di cui solo una minima parte sono a me noti.
Fatta questa precisazione, possiamo andare avanti, e se non mi perdoneranno per le imprecisioni, me ne farò una ragione.
La battaglia prosegue ora, e riguarda la creazione di un salone nautico primaverile a Viareggio da parte di Nautica Italiana.
L’idea di creare due saloni differenti, quello di Nautica Italiana dedicato ad un mondo nautico molto glamor con imbarcazioni sopra i 20 metri, poteva essere un’iniziativa non solo geniale, anticipando di fatto di mesi il salone di Montecarlo ma anche condivisa dai cantieri che in UCINA sono rimasti, che stavano meditando di parteciparvi, mentre invece sulla carta il format attuale della manifestazione viareggina è quasi la stessa di Genova.
Ora mettiti nei panni di un espositore, ad esempio un produttore/distributore di accessori che investe nelle manifestazioni molto denaro e si trova a non poter partecipare a 2 manifestazioni all’anno sullo stesso mercato, in questo caso quello italiano, siccome quest’ultimo non gli restituisce abbastanza fatturato.
A questo punto sarà costretto a decidere se partecipare ad una o all’altra, sapendo di dover rendere conto ai suoi principali clienti che serve: da una parte tutti gli operatori che sono convinti di voler proseguire con la manifestazione italiana organizzata da UCINA, e l’altra dove saranno presenti altri clienti che rappresentano per lui un fetta importante di fatturato.
Hai presente quando due genitori si separano e iniziano i ricatti da una parte per avere dalla propria parte i figli?
In questo caso chi ha da perdere è solo uno, il figlio.
Nel nostro esempio il figlio è il mercato interno, fatto da persone che vanno per mare, e da operatori che si fanno il culo da mattina a sera per cercare di far funzionare la propria azienda, cercando di dare il meglio ai loro clienti.
Come ci si può meravigliare che Confindustria Nautica abbia deciso di non appoggiare le scelte di una parte dei costruttori italiani, di fare un salone a queste condizioni?
Un altrto colpo basso inoltre arriva anche dalla politica che grazie a colori politici e simpatie personali, non guarda al bene più grande, ma va al seguito di una scelta che non rende migliore nessuno.
Dalle uscite del primo cittadino sui giornali al governo che, sempre sui giornali, da totale responsabilità del mancato accordo tra Confindustria Nautica e Nautica Italiana, interamente alla prima.
Come può aver senso per UCINA, supportare un’altra manifestazione nautica in concorrenza al salone?
La manifestazione viareggina potrebbe togliere risorse al Salone Nautico sia in termini di finanziamenti che di espositori, che per dovere di bilancio decideranno di partecipare ad una manifestazione e non all’altra.
La questione non è basata sulla tanto discussa Genova che negli anni d’oro della nautica si è palesemente approfittata della situazione, e solo in pochi casi restituendo al pubblico ed agli espositori un’accoglienza di dovere, ma solo sulla volontà di dimostrare chi comanda in Italia.
Le frasi del Sindaco della Lanterna su questo si commentano da sole.
Ti parlo da persona consapevole che da quando ha vent’anni gira le fiere nel mondo e non solo in Europa.
Dalle strutture all’accoglienza, batter Genova è purtroppo cosa facile all’estero , ma in Italia no.
Ucina ha impegnato molte risorse ed investito molti soldi nella ricerca di fattibilità di altri luoghi dove fare un salone nautico, quando pareva che Genova non ci volesse più, e mi sembra di rivevere le stesse emozioni di allora dopo il Sig. Doria ha detto quello che ha detto.
Le ricerche scientifiche affidate a professionisti di fama mondiale attribuivano all’area di Genova ancora la migliore scelta espositiva che si poteva fare.
Ad oggi non esiste in Europa, e probabilmente nei principali paesi produttori del mondo di imbarcazioni, un’area fieristica sul mare con un porto a disposizione grande quanto quello del Nautico di Genova.
Mi auguro che a breve la politica ricominci ad occuparsi del suo lavoro e del suo compito, e che Nautica Italiana voglia veramente iniziare un nuovo dialogo con Confindustria nautica lasciando perdere una volta per tutte i fatti personali, per permettere al mercato di lavorare in serenità.
L’intervista di Massimo Perotti dei giorni scorsi, che ti riporto qui, esprime in sintesi l’amaro in bocca che lasciano certe dichiarazioni di chi per primo dovrebbe essere grato ad Ucina del lavoro svolto fin’ora e della volontà della stessa di voler difendere il Nautico a Genova e non per interessi personali, ma quelli reali e veri come solo i numeri restituiscono.
Intervista a Massimo Perotti, San Lorenzo
Buon Vento
Oscar Bellandi