Penso proprio di no.
Anche e soprattutto su questo è stato il mio intervento il giorno 15 dicembre 2015 in Senato.
Nell’ultima riunione di UCINA Confindustria Nautica, la nuova presidenza ha voluto che i presidenti di settore dei sette capitoli, parlassero in una delle sale del Senato della Repubblica difronte ai soci ed esponenti politici.
Ho dato voce così in sala al discorso scritto da me e da Umberto Capelli, in qualità, di consigliere io e lui di presidente del settore Natanti e imbarcazioni a motore fino a 24 metri.
Sono convinto che noi di Ucina, abbiamo il dovere di lavorare al fine che la cultura del mare in Italia prenda una nuova Rotta.
La maggior parte delle persone che conosco sono appassionate di calcio, ma non è una questione genetica bensì di cultura, infatti se la cultura del navigare e del vivere il mare e i laghi fosse diffusa come in Francia, avere la barca sarebbe una cosa comune a tutti, proprio come andare al campetto di calcio per una partita con gli amici.
Immaginiamo di riuscire sempre di più, a mettere i ragazzi in mare fin da piccoli, e fargli provare quelle emozioni, che conosce solo chi naviga.
Sono certo che la cultura del mare verso l’esterno sia importante ma sono altresì convinto che il primo passo dobbiamo farlo su di noi professionisti della nautica, in quanto costruttori o distruttori dei sogni altrui.
Ci sono molte cose da fare in Italia per incrementare l’industria del turismo, e ritengo che la nautica sia un elemento fondamentale, quindi dobbiamo partire innanzitutto dalla consapevolezza di dover migliorare i servizi che noi del settore proponiamo.
In passato la crescita di un’azienda, di un imprenditore, o di un operatore nautico arrivava dal lavoro sul campo, come dicono quelli bravi in modo empirico, anche se a me piace ricordare invece la gavetta, ma la sostanza è quella.
I tempi però ci stanno dicendo che questo non basta più.
Penso che non ci sia più la possibilità di mettere in discussione il fatto che oggi sia necessario crescere sotto l’aspetto della conoscenza sia tecnica del prodotto ma anche sul capire realmente le tue esigenze di appassionato nautico.
Credo non ci sia più spazio in futuro, per aziende che non sono informate e formate, che non sono capaci di stare al passo con le esigenze dei nuovi clienti, dei nuovi mercati, di un mondo che è sempre più piccolo.
Leggendo i comunicati stampa di questi giorni, devo ammettere che sono un pò deluso.
Sono deluso soprattutto del fatto che non sono usciti sui giornali stralci di alcuni punti importanti come quelli esposti da Alberto Osculati, il quale tra le altre cose, ha chiesto alla politica di abbassare il costo dei lavoratori, dandoci la possibilità di aumentare le persone che lavorano in azienda, questo anche rinunciando ad alcuni incentivi che spesso non portano molto sul lungo periodo.
I titoli di oggi dei giornali erano quasi tutti concentrati sull’abbattimento della Tassa di Possesso per le Imbarcazioni sopra i 14 metri.
Sono soddisfatto anche di questo risultato, che sicuramente aiuterà a riportare in Italia parte degli acquirenti che negli ultimi anni hanno preferito acquistare altrove, anche “grazie” alle politiche sciagurate contro chi possiede una barca, ma non possiamo limitarci a fare questo tipo di comunicazione.
Nella mia esposizione si è parlato di cultura del mare, di formazione per le imprese, di volontà di studiare piani per divulgare gli sport nautici. In quella di William Breventani di BWA, della necessità di aumentare le attrezzature pubbliche per agevolare l’uso di piccole imbarcazioni o gommoni, ed altri interessanti spunti da parte degli altri presidenti.
Dopo la riunione mi sono confrontato sia con il Presidente Carla DeMaria che con i vicepresidenti, in quanto desidero che tutti noi mettiamo in atto dei programmi reali e concreti per far si che andare in barca per te resti solo ed esclusivamente un piacere e una passione.
Siccome già qualcuno mi ha scritto chiedendomelo, qui trovi anche il mio discorso esposto in Senato.
A presto e Buon vento
Buongiorno,
sono Oscar Bellandi, sono qui con delega di Umberto Capelli, Presidente del settore Natanti e imbarcazioni fino a 24 metri, di cui faccio parte come consigliere.
Sono qui per dirvi – prima di tutto – che noi di Ucina Confindustria Nautica abbiamo il dovere di lavorare affinché la cultura del mare in Italia prenda una nuova rotta.
Dobbiamo e vogliamo ritornare ad essere attori e protagonisti dell’industria Italiana, come sempre è stato in passato; per farlo dobbiamo essere pronti a lavorare con impegno, facendo il massimo sforzo per crescere e adeguarci ai mutati scenari nazionali ed internazionali.
Il primo impegno lo chiedo quindi ai nostri imprenditori.
Poi vorrei parlare ai rappresentanti della politica e delle Istituzioni. Vi chiedo di aiutare le aziende, in particolare quelle di piccole e medie dimensioni, a crescere e ad adeguarsi alle nuove esigenze del mercato. Sono quelle che hanno fortemente e maggiorente risentito della recente crisi economica, ma sono anche la realtà diffusa di questo settore.Per fare ciò, cosa è necessario?
Voglio partire da 3 punti principali:
– Investire nella preparazione delle risorse umane, promuovendo ad esempio una formazione specifica e successivamente favorendo l’inserimento di nuovi addetti nelle nostre aziende. In questi anni, per effetto della crisi, abbiamo perso diverse figure altamente specializzate, formate dopo molti anni di lavoro e indispensabili per dare ai nostri prodotti quello stile, il “Made In Italy”, che ci permette di essere apprezzati in tutto il mondo.
– Sostenere e favorire gli investimenti per l’innovazione tecnologica attraverso incentivi mirati; l’investimento in nuovi modelli, stampi e macchinari tecnologicamente avanzati ci consentirebbero di recuperare la competitività persa in questi ultimi anni sui mercati internazionali. Molto spesso quando si farno interventi legislativi, per abitudine, ci si limita ad alcuni macchinari, quelli della Tabella 28 del codice Ateco, che purtroppo taglia fuori interi settori come il nostro.
– Mantenere e rafforzare gli strumenti di internazionalizzazione delle nostre aziende, attraverso efficaci sostegni economici per la partecipazione a Fiere ed esposizioni internazionali, sfruttando tutti gli strumenti del MISE – Ministero delle Sviluppo Economico, per essere tempestivamente presenti nei nuovi mercati esteri emergenti dove le nostre aziende in questo momento non hanno le risorse adeguate per affacciarsi.
Vorremmo anche si continuasse ad investire “politicamente” per cancellare l’immagine negativa di “imbarcazione=evasore” che era stata attribuita negli ultimi anni a questo settore con campagne informative sciagurate. Il mercato interno è crollato anche perché gli italiani si sono sentiti additati e perseguitati.
Vorremmo risvegliare la cultura nautica che fa parte delle nostre origini e delle nostre radici, partendo dall’istruzione scolastica proponendo appositi programmi che avvicinino i nostri ragazzi a questo mondo, trasmettendo la passione per il mare e la consapevolezza che il nostro paese è una penisola che si affaccia sul Mediterraneo con 8.000 km di coste di mare e oltre 1.000 laghi che purtroppo, attualmente non riusciamo a sfruttare a pieno.
Recentemente grazie all’azione della nostra Associaizone e all’ascolto della politica sono stati adottati alcuni provvedimenti importanti, di cui certamente parlerà la nostra presidente.
Oggi vi invitiamo a continuare in questa direzione, sicuri che anche il rilancio del settore nautico aiuterà la ripresa economica nazionale e chiediamo alle Istituzioni di continuare a essere aperte al dialogo e al confronto.
L’industria nautica è sempre stata uno dei fiori all’occhiello del nostro paese; ci auspichiamo quindi sia considerata e sostenuta come tale.
Vi ringrazio dell’attenzione a nome mio, di Umberto Capelli di tutte le imprese italiane del nostro settore.
Dalla rivista IlGommone:
Oscar Bellandi che rappresenta il Settore Natanti e Imbarcazioni ha affermato: «In Italia ci sono 3.100 unità produttive della cantieristica, le prime province per numero sono Genova, Lucca, Napoli e Roma. Il sistema produttivo della sola cantieristica nautica dà lavoro a 21.000 persone: nell’ordine, le principali Regioni per occupati sono Liguria, Friuli, Toscana, Emilia Romagna, Marche, Veneto, Campania, Lombardia, Piemonte e Sicilia. Per ogni addetto alla produzione si creano 7,4 posti di lavoro nella filiera».
belle e serie parole con profonda base di verita e interesse nazionale oltre che pura passione per cio che fate e spero ma non ne sono convinto che vengano ascoltate magari anche solo in parte da chi del governo ne fa le veci . sarebbe oltre che bello e piacevole anche utile poter realizzare anche in parte certe vostre buone proposte come la navigazione fluviale e il poter usufruire di servizi e gestioni pubbliche per piccole imbarcazioni e gommoni e non sollo per chi beato lui a barche grandi , da parte mia un umile ringraziamento per le parole spese anche per chi non e al top ma ama i fiumi il mare e il navigare
Buongiorno Alberto, ti ringrazio per i ringraziamenti e sappi che io ed i colleghi di UCINA Confindustria Nautica, non ci stancheremo mai di batterci al fine di diffondere la cultura del mare e rendere agli appassionati una vita più facile. Continua a seguirci e Buon Vento
direi che i ringraziamenti che vi avevo fatto a te e alla ucina non erano solo un mio pensiero personale visto che avete ottenuto cose non da poco e greco che siano un buon inizio ed auspicio per un prosperoso anno di buone novità per gli amanti del navigare grazie a gente come voi si puo ancora sognare ad occhi aperti
bella la domanda del titolo….e tu ti fidi a navigare su barche costruite da chiunque? perchè a differenza di altri settori, come ad esempio l’edilizia, dove per realizzare un edificio sono necessarie le firme di professionisti abilitati alla professione (ovvero persone formate e autorizzate a tale fine), una barca la può costruire, e vendere, chiunque…la verità è che purtroppo il mondo della nautica in Italia è fatto di tanti improvvisati a cui è permesso esercitare tale attività senza alcuna competenza specifica e a cui, ahimè, non è richiesta alcun titolo di studio. Il che porta la nautica ad essere popolata da un poco stimabile insieme di persone di scarsa cultura e che di certo non le danno lustro.
Buona sera Federico,
il messaggio era purtroppo bloccato in spam e lo vediamo solo ora.
purtroppo non posso che non condividere la vostra impressione, ma ti avviso che esistono anche nel nostro settore fior fiore di professionisti e poi nell’edilizia, ho visto cose fatte male con la stessa ignoranza.
Speriamo che in futuro gli incompetenti siano sempre meno, ma in qualsiasi settore.
Buon Vento